"Nome d'arte di Elena Salvatrice Greco, attrice italiana. Il suo incontro con il cinema si deve al produttore M. Ergas (poi suo marito) che la fa esordire ventitreenne in Lo scapolo (1955) di A. Pietrangeli, dove interpreta la dolce ma risoluta Gabriella, hostess che cerca di convincere alle nozze un anguillesco A. Sordi. La sua bellezza opulenta e maliziosa, quasi una pin-up in carne e ossa, rischia di ingabbiarla in ruoli solo decorativi (Mio figlio Nerone, 1956, Steno), ma fin da subito si costruisce una prestigiosa carriera parallela nel cinema francese, con registi del calibro di J. Becker (Le avventure di Arsenio Lupin, 1957) e C. Autant-Lara (La giumenta verde, 1959). A valorizzare le sue doti d’attrice è però il miglior cinema italiano anni ’60: in particolare, A. Pietrangeli ne indovina una certa malinconia di fondo, regalandole ruoli che ne rivelano le notevoli doti drammatiche (Adua e le compagne, 1960; ma soprattutto la Pina di La visita, 1963), F. Fellini ne accentua la carica di gioioso e infantile vitalismo, facendone un simbolo dei propri ideali femminili (Carla, amante del regista protagonista di Otto e mezzo, 1963; ma anche la mantenuta di Giulietta degli spiriti, 1965). Nello stesso periodo alterna pellicole drammatiche (lo sfortunato Vanina Vanina, 1961, di R. Rossellini) a commedie di successo (Frenesia dell’estate, 1963 di L. Zampa), padrona di una varietà di registri espressivi che la confermano una delle più interessanti – e sottovalutate – attrici del nostro cinema. Ritiratasi dalle scene a fine anni ’60, fa successivamente solo qualche riapparizione autoironica. "