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«Qualcosa deve succedere, ecco la spiegazione di gran parte degli impegni che gli uomini prendono. Qualcosa deve succedere, sia pure la servitù priva di amore, sia pure la guerra, o la morte.»
Clamence, brillante avvocato parigino, abbandona improvvisamente la sua carriera e sceglie come quartier generale un locale d'infimo ordine, il Mexico-City, ad Amsterdam. Presa coscienza dell'insincerità e della doppiezza che caratterizza la sua vita, Clamence decide di redimersi confessando e incitando (per sincerità, per virtù, per il gusto della dialettica) gli occasionali avventori della taverna portuale a confessare la loro "cattiva coscienza". Ma non bisogna lasciarsi ingannare: Clamence non si redime. L'eroe di Camus secondo le sue stesse parole percorre una «carriera di falso profeta che grida nel deserto e si rifiuta di uscirne».
Opera minore di Camus, in forma di lungo e ininterrotto monologo del protagonista, un avvocato di successo che a causa di una sua grave mancanza di comportamento morale/etico (una omissione di soccorso) è costretto a rivedere la stima che aveva di se stesso. Da qui parte la progressiva "caduta" del titolo, con l'abbandono della vita agiata e felice vissuta fino a quel momento, e il trasferimento da Parigi ad Amsterdam, dove in forma anomala continuerà ad esercitare e a riflettere sul senso della propria e delle altrui vite. Lettura poco scorrevole, forse non aiutata da una "nuova" traduzione che a mio avviso desta qualche perplessità. In 90 pagine, avrò letto un centinaio di volte "peraltro"...
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